Camillo Olivetti, alle radici di un sogno

Laura Curino

dal 8 al 10 luglio
Lunedì ore 21.30
Martedì e mercoledì ore 21.00
+ Google Calendar + iCal
Biglietto intero 20€
 
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Olivetti è la storia di Camillo, il pioniere, l’inventore, l’anticonformista capriccioso e geniale che fonda, agli inizi del Novecento, la prima fabbrica italiana di macchine per scrivere.
Con l’aiuto di biografie, interviste, testi letterari (indispensabile è stata l’arguta descrizione che di lui fa Natalia Ginzburg in Lessico Familiare) ne sono stati ricostruiti la vita, le figure che gli ruotano attorno, l’ambiente e le imprese.
Le voci narranti sono state poi affidate a due personaggi fondamentali della sua storia: la madre, Elvira Sacerdoti, e la moglie, Luisa Revel.
Queste due donne, provenienti entrambe da una cultura di minoranza (ebrea la prima, valdese la seconda) sono state le protagoniste silenziose della formazione e della realizzazione del sogno olivettiano. È sembrato giusto riportare la loro voce in primo piano, paradigma delle tante voci femminili che in quegli anni hanno costruito nell’ombra.
È il racconto epico di un’avventura, e in quanto tale avvincente, pieno di colpi di scena, di prove da superare, di lotte, di amori, di eroi.
La cosa più straordinaria è che è… tutto vero.

NOTE D’AUTRICE

“Per me, d’estate, c’erano le colonie Fiat, praticamente il carcere. Nelle lunghe ore passate in cella o nelle ore d’aria, tra noi bambini circolavano leggende. Fra quelle ve n’era una che raccontava dell’esistenza, vicino a noi, del Paradiso. Una colonia dove i bambini erano ben vestiti, avevano una “signorina” ogni sei o sette, invece che ogni trenta bambini, una signorina che non piangeva tutto il giorno, anzi era contenta di stare lì. I bambini mangiavano bene in tavolate piccole, potevano fare il bagno senza fischietti, potevano scrivere lettere che non sarebbero state lette prima di essere spedite, potevano… leggere! Non si poteva leggere alle colonie Fiat. Non si poteva neppure scrivere e chi teneva un diario doveva farlo di nascosto e ingegnarsi a trovare un posto dove celarlo, visto che non avevamo la chiave del nostro sportello, nel quale comunque entrava a malapena il necessario per lavarsi. Là, in Paradiso, si diceva che i bambini avessero un armadietto. Con la chiave. Quel paradiso era la Colonia Olivetti.

Il primo oggetto di design che entrò in casa mia fu una “Lettera 32”.
La mia prima macchina da scrivere. C’era qualcosa di estremamente emozionante nello scrivere a macchina.
I miei scritti, quando uscivano dal rullo, assumevano magicamente dignità di testi. Il manoscritto era privato, il foglio battuto con chiarezza poteva prendere il largo.
Oggi il computer ci ha anche liberati dagli errori, che solcavano le pagine scritte con foga, ora cancellati da una sequenza di “xxxxx ” di copertura, ora mascherati dal famigerato bianchetto, prima in strisce e poi liquido, che lasciava la sue tracce sul vetro della fotocopiatrice quand’era troppo fresco.
Ma allora, quando ebbi finalmente in mano una macchina da scrivere, mi sembrava già miracolosa quella chiarezza di scrittura, e, soprattutto, mi sembrava un gesto di consacrazione, consegnare alla macchina il mio lavoro.
La macchina, portatile, mi seguiva sul treno, dandomi un mestiere. Era un attrezzo riconoscibile. E bello.
Un prodotto industriale, ma bello. Olivetti, questa volta era entrato in casa mia.

Quando Gabriele Vacis cominciò a parlare di un testo sugli Olivetti cominciavano i tempi duri per Ivrea.
Ivrea è oggi un Paradiso perduto. Finiti i tempi in cui si poteva incontrare Lana Turner al caffè, e Doris e Constance Dowling, che fece perdere il cuore e la vita a Pavese.
I problemi di occupazione hanno incupito il volto della città che è stata la culla di un sogno urbanistico, industriale, culturale, civile, unico in tutta l’Europa. L’alluvione le ha anche smangiato a forza le rive della non più così cerulea Dora.
Il ricordo di quello che la città era stata era come rimosso, dimenticato.

E del resto la dimenticanza sembrava caduta in tutta Italia: chi parlava più di fabbriche belle, di città a misura d’uomo, di rispetto del territorio, di tecnologia al servizio del benessere?
Chi si ricordava di un luogo dove pittori, artisti, poeti dirigevano un’azienda?
Chi citava più un uomo, Adriano Olivetti, che aveva chiamato Le Corbusier per creare le case per gli operai, che costruiva fabbriche fra gli alberi, che aveva inventato l’urbanistica, il design, la psicologia del lavoro?
Dov’era la sua casa editrice, che dopo la guerra pubblicò i testi di filosofia, psicologia, sociologia, architettura, fino ad allora proibiti dal fascismo?
Chi aveva inventato la fabbrica che diventò la dimostrazione vivente, sana, solida e redditizia del fatto che il lavoro in fabbrica può non essere sinonimo di alienazione, inquinamento, malattia?

Il mio lavoro su Olivetti è un tentativo di rispondere a queste domande, sollecitare la memoria, ma anche rinnovare le leggende che si raccontavano quei bambini prigionieri dell’altro modello di fabbrica, nelle lunghe giornate passate in colonia.

Olivetti è la storia di Camillo, il pioniere, l’inventore, l’anticonformista capriccioso e geniale che fonda, agli inizi del Novecento, la prima fabbrica italiana di macchine per scrivere.
Con l’aiuto di biografie, interviste, testi letterari (indispensabile mi è stata l’arguta descrizione che di lui fa Natalia Ginzburg in Lessico Familiare) ne ho ricostruito la vita, le figure che gli ruotano attorno, l’ambiente e le imprese.
Ho poi affidato le voci narranti a due personaggi fondamentali della sua storia: la madre, Elvira Sacerdoti, e la moglie, Luisa Revel.
Queste due donne, provenienti entrambe da una cultura di minoranza (ebrea la prima, valdese la seconda) sono state le protagoniste silenziose della formazione e della realizzazione del sogno olivettiano. Mi è sembrato giusto riportare la loro voce in primo piano, paradigma delle tante voci femminili che in quegli anni hanno costruito nell’ombra.

È il racconto epico di un’avventura, e in quanto tale avvincente, pieno di colpi di scena, di prove da superare, di lotte, di amori, di eroi.
La cosa più straordinaria è che è… tutto vero.

In collaborazione con Smart

Credits

di
Laura Curino e Gabriele Vacis
con
Laura Curino
regia
Gabriele Vacis
collaborazione alla drammaturgia
Laura Volta
assistente alla regia
Serena Sinigaglia
Pianteremo un albero per ogni biglietto venduto.
Riempiamo il teatro. Riempiremo il mondo di alberi.

Date evento

Dal 8 al 10 luglio
(lunedì ore 21.30)
(martedì e mercoledì ore 21.00)

Orari biglietteria

Presso gli uffici in via Casoretto, 41/a
Dal lunedì al venerdì 14.00 -19.00
Sabato 10.00 - 13.00 e 14.00 -19.30 / Domenica 10.00 - 13.00 e 14.00 - 17.30
Presso la biglietteria del teatro in via Cambiasi, 10
Solo nei giorni di spettacolo, da un'ora prima dell'inizio della replica.

Ingresso

via Cambiasi, 10 (MM2 Udine / Linee bus 55-62)

Dicono di noi

Ieri sera non solo spettacolo, cena tutti insieme! Grazie a Campo Teatrale per la bellissima iniziativa “Convivio”, un eccellente modo per avvicinare ancora di più il pubblico al teatro.

Spettatore #24
Dai questionari spettatori 16/17

Volevo davvero ringraziarvi per la bellissima serata di ieri sera. “Convivio” è un’iniziativa meravigliosa e dà un valore aggiunto al vostro teatro. Grazie mille!

Spettatore #25
Dai questionari spettatori 16/17

Piacevole la corte, l’allestimento essenziale, la semplicità degli spazi, l’area periferica, il pubblico di giovani: sorprendete la coincidenza di ritrovare amici su vari fronti accomunati dal desiderio di condivisione di esperienza nuova, fuori dai percorsi consolidati.

Spettatore #1
Dai questionari per spettatori 16/17
 Spettacoli di qualità. Bravi!
Spettatore #10
Dai questionari per spettatori 16/17
Spettacoli intensi, emozionanti, che aprono a domande… Importante la condivisione dopo lo spettacolo.
Spettatore #11
Dai questionari per spettatori 16/17
Mi piace il vostro modo di stare nel teatro.
Spettatore #16
Dai questionari per spettatori 16/17
Questo spettacolo ha creato un’atmosfera incredibile, tutti gli amici che ho invitato mi hanno ringraziato molto per averli resi partecipi.
Spettatore #15
Dai questionari per spettatori 16/17
Come prima esperienza al campo teatrale è stato molto interessante. Lo spazio è davvero bello. Ci tornerei per altri spettacoli.
Spettatore #13
Dai questionari per spettatori 16/17
Serata molto carina ed interessante sono andato via con la convinzione e la gioia di aver assistito a qualcosa di speciale
Spettatore #12
Dai questionari per spettatori 16/17
È un luogo molto piacevole dove si sta bene e ci si sente a casa.
Spettatore #17
Dai questionari per spettatori 16/17

Prima volta al campo su invito di una mia amica. Mi sono divertito un sacco, splendida accoglienza e si entra nel vivo della rappresentazione. Bravi gli attori qualità alta. Grazie.

Spettatore #18
Da Facebook

Non lo conoscevo e ho scoperto un luogo intimo e accogliente… Da non perdere di vista!

Spettatore #23
Da Facebook

Un luogo intimo, senza essere piccolo, in cui ho visto succedere piccoli miracoli e cose meravigliose.

Spettatore #22
Da Facebook

Posto meraviglioso, teatro di qualità, persone di cuore.
Questo è il teatro che fa stare bene.

Spettatore #21
Da Facebook

Una realtà che mi è piaciuta… dove l’arte si esprime per chi ha la capacità di non seguire il gregge….mi è piaciuta l’aria e le persone….

Spettatore #20
Da Facebook
Sono stato da voi due volte, a vedere spettacoli differenti e tutte e due le volte la qualità dell’offerta e del lavoro è stata molto alta.
Spettatore #2
Dai questionari per spettatori 16/17

Fino adesso qui ho assistito ai due migliori spettacoli dall’inizio dell’anno. Non lo conoscevo ma credo di essermi già affezionata. Da provare.

Spettatore #19
Da Facebook
 Spettacolo bellissimo e ambiente caloroso, sono stata benissimo! Sono rimasta molto soddisfatta e colpita, come ogni volta che passo a Campo del resto 🙂
Spettatore #8
Dai questionari per spettatori 16/17
Gentilezza nell’accogliere il pubblico. Bel posto, accogliente per gli spettatori e anche per gli studenti che si formano lì nella scuola.
Spettatore #7
Dai questionari per spettatori 16/17
Mi avete regalato una splendida serata e giorni di profonda riflessione.
Spettatore #6
Dai questionari per spettatori 16/17
Ottima l’idea della cena con attori/regista e discussione. Non mi è mai capitato, nemmeno all’estero.
Spettatore #5
Dai questionari per spettatori 16/17
Continuare sulla strada delle proposte come cena con gli attori e regista, sono le iniziative di questo tipo che avvicinano il pubblico e lo fanno sentire a teatro come a casa. Grazie.
Spettatore #4
Dai questionari per spettatori 16/17
Ambiente molto giovane, fresco e piacevole!
Spettatore #3
Dai questionari per spettatori 16/17