Nulla è mai accaduto a Petronia. Gli abitanti sono 73, da sempre. Nessuno nasce e nessuno muore, perché nel paese di pietra non c’è acqua dunque non c’è vita. Pania da quando ha memoria aspetta un bambino che non partorirà mai. Sua sorella Amita, l’unica donna in paese rimasta sola, senza marito, spaiata, sogna di poter dar fine alle sue sofferenze, ma non potrà farlo mai. Un giorno però un personaggio di una serie tv scivola oltre lo schermo, in carne e ossa. Si chiama Jhonny Water, è un marinaio e porta con sé l’acqua. L’equilibrio del paese si inclina.
Le cose iniziano ad accadere. Pania partorisce, Amita si innamora. Gli altri abitanti di Petronia scoprono le passioni, la vendetta, la colpa, i desideri, la gioia. La vita erompe. Ed è tutta colpa dello straniero venuto dal mare. Intanto nell’altro mondo, quello ulteriore, della televisione, la vita invece è confluita via. Nulla accade più. La serie rischia di essere interrotta. Il tempo si è fermato.
Il paradiso è un luogo in cui non succede niente o per caso quello è l’inferno? E noi dove viviamo, nel primo o nel secondo? “Il desiderio segreto dei fossili” è una distopia comica, un sortilegio teatrale, una piccola crudeltà offerta con tutto il cuore, dai territori ristagnanti del desiderio soffocato, del sud, del nostro paese, della vita oggi, qui, per sempre.
RECENSIONI
Un bizzarro apologo fantastico, capace di penetrare a fondo, seppur in modo lieve e spiazzante, nelle pieghe del nostro presente (…) uno spettacolo di sferzante crudezza nel suo vagabondare tra realtà, paradosso e finzione, una riflessione potente, camuffata da commedia strampalata, sulla prioritaria necessità di speranza che ognuno di noi concede al sogno, o ad un Dio che forse esiste; una speranza che in definitiva solo la vita può darci…
Mario Bianchi, Hystrio
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“Il desiderio segreto dei fossili” è un piccolo gioiello di scrittura, tutto sul filo dell’ironia ma soprattutto dell’intelligenza.
Tommaso Chimenti, Recensito
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Uno dei migliori spettacoli visti in questa estate di festival (…) Tra leggerezza e ironia, Francesco d’Amore e Luciana Maniaci imperlano la scrittura di stoccate raggelanti, corrosive, nerissime. Uno spettacolo affilato, profondo, divertente, estrosamente intelligente, dalla drammaturgia finalmente universale, in grado cioè di richiamare temi sociali senza inseguirli retoricamente e al tempo stesso di inventare una cornice fiabesca dal retrogusto amaro degna di Scaldati
Giulio Sonno, Paper Street
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“Il desiderio segreto dei fossili” è di fatto una distopia comica che usa i mezzi poverissimi del teatro per allestire una drammaturgia intrecciata attorno a simboli e questioni universali, ma soprattutto in grado di creare un immaginario vivo per quanto strampalato. (…) In un proliferare di battute taglienti e ben sagomate sull’assurdo paesaggio disegnato dalla drammaturgia il testo scorre affrontando temi capitali; al centro c’è la maternità, che svela il senso del sacro nell’epifania finale: la realtà entra nella finzione cortocircuitando le emozioni del pubblico…
Andrea Pocosgnich, Teatro&Critica
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Di alto tenore poetico, oscilla tra paura e desiderio, questa favola delicata e divertente, dura come la vita.
Mariateresa Surianello, Il Manifesto
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Per la ricerca drammaturgica felicemente in equilibrio tra diversi registri, che manifesta una propria originalità in un panorama troppo spesso incline a riprodurre modelli riconoscibili. Per la capacità di mantenere una definita identità autoriale, e di mostrare una tensione alla crescita di complessità (nell’ultimo Il desiderio segreto dei fossili).
Segnalazione di Stratagemmi per il Premio Rete Critica 2017
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Parole dette con il cuore che batte, anziché con la lingua che mente, rappresentano “Il desiderio segreto dei fossili” di Maniaci d’Amore. Un gioco a incastro tra teatro e televisione, un labirinto tra realtà e finzione in cui Francesco d’Amore, Luciana Maniaci e David Meden, affrontano con poetica e sferzante ironia dell’assurdo l’immobilità tanto del nostro Sud (e dell’Italia in generale) quanto della nostra scena teatrale contemporanea.
Matteo Brighenti, Pane Acqua Culture
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Ne siamo usciti saltellando. Uno spettacolo che con salvifica leggerezza avvicina temi smisurati indagando il valore performativo delle parole e il loro statuto. (…) Diversamente da molte proposizioni odierne che fanno dell’ibridazione fra discipline e della non definibilità la loro peculiare cifra, in questo spettacolo la ridda di giochi tra gli attori e tra palco e platea sono segno di un artigianato, di un immaginario e di modus operandi pienamente, anticamente, solidamente teatrale. (…) Dal punto di vista drammaturgico, è alla struttura metaforica che Il desiderio segreto dei fossili deve parte del proprio incanto e, in senso assai preciso, della propria connotazione poetica.(…) É pura gioia, questo desiderio.
Michele Pascarella, Gagarin Magazin
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Una favola complessa e stratificata. (…) Il racconto è sostenuto da una drammaturgia aguzza e affilata (…) in un continuo scivolamento da un registro a un altro, dal favolistico all’intellettuale, dall’assurdo all’educativo, per distillare l’essenza dei desideri e svelarne la possibile concretezza. Alla ricerca della realtà e aspettando di realizzare i propri sogni, i personaggi si rincorrono in un cerchio da cui, tra speranze e frustrazioni, è forse possibile uscire.
Camilla Fava, Statagemmi
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Vero/falso, realtà/televisione, tradizione/novità, femminile/maschile sono alcune delle dicotomie affrontate dai tre interpreti, molto giovani ma già molto maturi, in uno spettacolo divertente, a tratti esilarante, ma complesso e fecondo. Far ridere con intelligenza e senza essere scontati, ecco la sfida che la compagnia Maniaci d’Amore riesce a vincere.
Alfredo Sgarlato, Albengacorsara