Dieci
Compagnia Narramondo
- se acquisti on-line
- € 16 + prevendita
- Vincitore del Premio Calandra 2014 come Miglior Spettacolo, Miglior Regia, Miglior Attrice.
- Vincitore del Festival Milano Off 2016.
- Rappresentato al Festival In Scena di New York 2017
- Menzione Speciale Festival Storie di Lavoro 2015.
- Finalista al CassinoOff Festival del Teatro Civile 2015, al Festival TeatrOfficina 2015, al Festival Inventaria 2015
- Finalista Bando Theatrical Mass 2017
“Dieci” è uno spettacolo teatrale in cui dieci personaggi attraverso dieci monologhi si raccontano. In cui dieci vite narrate da dieci voci diverse disegnano quell’universo denso e variegato che è Napoli. Non in quanto area geografica circoscritta ma in quanto realtà universale che racchiude in sé pieghe nascoste dell’animo umano. “Dieci” come i dieci comandamenti. A cui ogni monologo è intitolato. E a cui ogni personaggio è legato, a suggerire una rilettura delle vicende umane sotto lo sguardo assente di un Dio che è altrove. Longo disegna i dieci personaggi, le loro paure, le viltà, la loro grazia con un’esattezza quasi dolorosa.
Usa una lingua affascinante quasi tutta costituita dal parlato e dal dialetto. La scrittura è asciutta, i dialoghi rapidissimi, scarni, a volte brutali, le scene veloci, ricche di dettagli, che raccontano fatti a volte atroci come fossero normale amministrazione. Un’ironia tipicamente popolare accompagna tutta la narrazione consentendo al linguaggio di uscire dal dramma e di trasformarsi in tragedia contempornea. Lo stesso stile di Longo, e l’alternarsi delle storie permette di passare da un linguaggio scarno e asciutto, seppur denso di vissuti emotivi, alla pura sceneggiata napoletana. Così il comico e il tragico diventano la stessa faccia della medesima medaglia.
In scena una sola attrice a portare il suono di quelle voci che arrivano da strade dentro vicoli scuri, i canti, i rumori, i silenzi. Bastano poche pennellate a disegnare le costrizioni, le servitù, il desiderio di cambiamento, che adulti e bambini vivono in una società dove vigono regole spietate, e dove le cosiddette istituzioni non solo contano poco, ma sembra proprio che non esistano. Quello che però viene fuori dai racconti è anche una dolcezza, una tenerezza e una poesia che sembra non possano far parte di uomini, donne e bambini così arrabbiati con la vita. Il desiderio e la necessità di restituire ad ogni racconto l’unicità dell’anima che lo attraversa, ha portato a sperimentare forme di narrazione differenti, creando commistioni tra teatro – danza, teatro di narrazione, linguaggio video. “Dieci” non è solo Napoli.
E’ uno spettacolo dentro al quale poter ritrovare una parte della propria fatica di vivere e forse, tra le righe, una possibile via di scampo. E’ quella speciale spinta alla sopravvivenza che in napoletano si chiama “pacienza”, una parola che mette insieme la voce “patire” con quella del darsi “pace”. Non è una rassegnazione, ma il più alto stato civile dell’esperienza, una santità di marinai in terra che sanno dormire nelle tempeste.
– SABATO 11 NOVEMBRE INCONTRO POST SPETTACOLO
La Compagnia Narramondo Teatro sarà a disposizione per rispondere a tutte le domande e le curiosità relative allo spettacolo.
Credits
Un’occasione per incontrare le compagnie ospiti dopo lo spettacolo, il direttore artistico del teatro Donato Nubile e altri ospiti per condividere domande e riflessioni intorno a un tavolo, ma anche per conoscersi e fare quattro chiacchere insieme ad altri spettatori.
QUANDO: Mercoledì 8 novembre, dopo lo spettacolo
DOVE: A Campo Teatrale
COSTO: Biglietto spettacolo + cena a buffet € 20
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA: comunicazione@campoteatrale.it
Progetto co-finanziato da Fondazione Cariplo
Riempiamo il teatro. Riempiremo il mondo di alberi.
Uno: vulcanica
Due: funambolica
Tre: camaleontica
Quattro: sensuale
Cinque: reale
Sei: generosa
Sette: ruvida
Otto: poetica
Nove: dirompente
Dieci: carnale
“Undicesimo comandamento”: alza il culo, vallo a vedere!
Personalità dirompente! Bravissima!
Attrice superlativa, coinvolgente e convincente in ogni singolo comandamento. Un mostro di bravura: anche da sola riesce a valere per dieci!
Poliedrica, trasformista, speciale, tragicamente ironica.
“Gioiellino del festival è stato “Dieci”, tratto dal romanzo omonimo di Andrej Longo, con Elena Dragonetti, che ne ha curato anche la regia insieme a Raffaella Tagliabue. Il lavoro ha vinto il Premio Calandra 2014 come miglior spettacolo, miglior regia, migliore attrice. “Dieci” è un’indagine sulla periferia napoletana con uno sguardo iperrealistico che nulla concede a pietismo e sentimentalismo. In novanta minuti assistiamo a dieci monologhi legati ai comandamenti biblici, brevi ritratti di vite al limite. C’è un diciassettenne che prova invano a esorcizzare la criminalità, dividendosi tra studio, fidanzatina e lavoro in un bar. C’è Saverio, la cui voce angelica è spezzata dall’abuso di cocaina. C’è una moglie quarantenne in attesa del marito di ritorno dal lavoro: tutto è preparato con cura; e invece dirompe la paura per la caducità della vita, con esito inaspettatamente esistenzialista. C’è il dramma di un tredicenne divorato dal dolore per la malattia della madre, in un deserto culturale e affettivo. Emergono scoperte inaspettate sull’integrità morale delle persone care, tra omicidi, tradimenti, malinteso senso dell’onore, abusi sessuali e piccoli reati che si risolvono nella violenza più bieca. Elena Dragonetti, istrionica e intensa, interpreta un mosaico di personaggi dispersi nelle periferie dell’anima. Padroneggia il mestiere dell’attore con abilità camaleontica, dosando minuziosamente voce, mimica, gestualità e fisicità, dando forza a una drammaturgia asciutta, rapida, intrisa di un’ironia tipicamente popolare. Un racconto variegato, realistico e sincero, per uno spettacolo pieno di rabbia ma anche di dolcezza e poesia.”
Laura Timpanaro
http://www.klpteatro.it/milano-off-isola-2016-crisi-citta
Dieci è uno di quegli spettacoli inaspettati, difficili da dimenticare proprio perché imprevisti. A valere il prezzo del biglietto è anche la location: gli spazi per il festival Isola Off sono quelli della Fonderia Napoleonica, un tempo destinata alla fusione del bronzo e oggi riportata alla vita come sede di eventi, mercatini e, finalmente, anche per il teatro. È un allestimento che dimostra come anche con scarsi mezzi – l’aiuto di una campagna di crowdfunding, un palco pressoché vuoto, giochi di luce e una colonna sonora azzeccatissima – si possa far molto, moltissimo.
Dieci sono i comandamenti, a segnare le storie che Elena Dragonetti, sola sul palco, porta in scena. Nonostante non ci sia un’unica vicenda “da seguire”, che sia capace di avvincere con la sua suspense, come accadeva in Qui città di M, noir riuscitissimo dell’ultima stagione dell’ATIR, la Dragonetti riesce a non scadere mai nel banale o nel ripetitivo: la rappresentazione è viva e ritmata grazie alla danza, ai video proiettati, ai movimenti netti e decisi, alle luci e ai cambi d’abito in scena, capaci di incarnare i più tipici clichè della periferia napoletana. Dieci sono gli squarci che aprono uno spaccato sulla città, scendendo nei suoi anfratti più oscuri. Si va dalla storia, intensissima, del figlio tredicenne che uccide la madre per sottrarla alle sofferenze della malattia, fino al siparietto ilare e grottesco di un “matrimonio per forza” in cui una casalinga cafona e arricchita, vestita d’infelicità e di un bustino tigrato, cerca di costringere la figlia alle nozze con il minaccioso reuccio del paese. Terribilmente reale la sensazione di morte che assale la platea di fronte alla voce registrata che racconta dello stillicidio della vita quotidiana di un cocainomane che trema sul palco, si torce, si accarezza il volto con la punta del coltello. Dieci è uno spettacolo che racconta con attenzione e delicatezza il dolore, senza risultare stucchevole o ricorrere a infingimenti buonisti e strumentalizzazioni di tono patetico e retorico. È un collage di storie oneste, dirette, una serie di squarci e di strappi che costringono lo spettatore a guardare in faccia i padri che insegnano ai figli a sparare, come in un videogioco, o la “vrenzolella”, bel soprammobile da difendere nella discoteca di turno. Emerge in tutta la sua forza il lavoro di ricerca, profondo e attento, sulle diverse declinazioni umane: la Dragonetti è credibilissima nella carne vibrante dei ben più di dieci ruoli in cui si è calata. Riesce a sostenere con forza e intensità la durezza delle sue storie e la schizofrenia che vive sul palco: è giovane e adulta, figlio e madre, padre e sacerdote. È spavalda con la canotta bianca, la targhetta e il bicipite allenato del diciassettenne Pipillo e persino ingenua, sciocca a tratti, nella nudità e nel ventre flaccido della moglie che s’accontenta di incontrare il marito pizzaiolo ogni martedì per tredici anni, per un pugno di ore. Se i personaggi non sono presenti sul palco, la storia riesce a coinvolgerti senza mai farti spegnere l’attenzione, ti spinge a unire i punti, a completare i contorni, a attivare l’immaginazione e a costruire altre storie: per tutta la prima parte della sua storia, la gonna in pelle di Rosa e le sue scarpe di raso rosso, lasciano presagire ben altro che un aborto clandestino per strappare via il figlio di un padre violento. Sono certa che anche gli altri spettatori abbiano avuto la sensazione di vedere correre all’impazzata, dritta davanti a sé, la Ferrari rossa che Rolex, Panzarotto e Ray Ban, hanno per una sfortunata e tragica coincidenza rubato allo scagnozzo di un boss o la fila di drogati in attesa della dose tra gli squallidi palazzone del rione. Se Dieci è un caleidoscopio caotico di stili, voci, personaggi, è praticamente impossibile rinunciare al fervore di immergersi nei suoi gironi infernali e sempre umani.
Le dieci facce di Elena Dragonetti
Lʼinedita coproduzione di Narramondo, associazione di attori e attrici dal 2001 impegnati in campo sociale e politico, e del Teatro Altrove, avamposto di culturanella difficile zona del centro storico genovese, e lʼopera di finanziamento collettivo – o crowdfunding- avviata proprio da Narramondo, hanno dato vita a “Dieci”, in prima nazionale lʼ11 e 12 Aprile allʼAltrove- Teatro della Maddalena. La pièce deriva dallʼomonimo romanzo di Andrej Longo e vede alla regia RaffaellaTagliabue e Elena Dragonetti, che presta anche voce e corpo a tutti i personaggi delle dieci storie di cui è composta lʼopera. Ognuna di esse richiama uno dei comandamenti biblici e racconta, attraverso un episodio delineato con tratti brevi e incisivi, lʼesistenza di un personaggio appartenente al sottosuolo napoletano, dove le istituzioni non arrivano se non per “arrestare qualcuno quando i morti diventano troppi”, a sentire Papilù, il protagonista di “Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio allʼinfuori di me”. Questo è il primo monologo: Papilù è un ragazzo tranquillo che, a differenza dei suoi coetanei, desidera trovare un lavoro e mettere su famiglia senza doversi immischiare negli affari sporchi di Gino Mezzanotte, il boss della zona. Lʼintervento di costui per sbrogliare una “questione” tra un attaccabrighe e Papilù, fa per capire a questʼultimo quanto sia facile procurarsi dei debiti con la malavita e finire nelle spire della “piovra”, che non sopporta di vedere qualcuno agire autonomamente da lei. Il messaggio, come in tutti gli altri monologhi, è diretto e forte; la capacità di scolpire, in un tempo ridotto, caratteri tanto cristallini, attraverso non solo la parola, ma anche le movenze, la musica- efficace la scena in discoteca-, lʼabbigliamento, lo rendono per il migliore dei dieci. Spicca inoltre “Ricordati di santificare le feste”, che fa di un andamento lento, domestico, opposto al primo episodio, il proprio punto di forza: la trepidazione della protagonista per il martedì, in cui vede tornare a casa il marito, è rappresentata dalla sua maniacale rievocazione di ogni loro movimento. La giornata si consuma in una sfibrante routine, fino al momento della ripartenza di lui, che lascia alla donna lʼamarezza di sempre, nellʼattesa di un nuovo martedì. Le storie si susseguono senza soluzione di continuità con Elena Dragonetti che, camaleontica, indossa un “bomber” e si fa borseggiatore, abbassa i pantaloni e diventa un cantante fallito davanti al lavabo, e poi donna stanca di sacrifici e poi sfrontato capobanda e ragazza violentata dal padre e camorrista e figlio matricida. I personaggi che Longo ha creato e che Elena Dragonetti plasma, sono persone con un quotidiano e una vita vera prima che casi umani estrapolati da un mondo “altro” e esposti alla compassione del pubblico: hanno una personalità definita e pulsano sulla scena, pieni di verità. Gli spettatori non avvertono su di loro il tocco dellʼattrice, che con bravura si fa da parte, e li vedono davanti ai propri occhi mentre rubano, accoltellano, piangono, chinano il capo, in ambienti evocati attraverso musiche, luci e gestualità sobrie e non invadenti. Il ritmo è gestito molto bene con un buon alternarsi di storie drammatiche e comiche, di narrazione, mimica e semplici scritte proiettate: grazie a questo il pubblico, nonostante la scenografia scarna attiri poco lʼattenzione, non perde una parola di quel linguaggio vivo e espressivo, costruito su dialetto partenopeo e italiano popolare. Finita la messa in scena lʼattrice minturnese vorrebbe ringraziare Narramondo, lʼAltrove, Radio Gazzarra -la web radio di Arciliguria con sede nel teatro- e Andrej Longo- presente in sala-, ma la platea per due volte glielo impedisce e esplode in un applauso che esprime massima approvazione per uno spettacolo agile, intelligente e ricco di idee.
Le dieci facce di Elena Dragonetti
Fiorentina: E’ uno spettacolo da non perdere! La recitazione, la regia ed il contenuto del testo, tutto contribuisce a catturare lo spettatore quasi ipnotizzandolo e risucchiandolo in una realtà incredibile. La capacità interpretativa di Elena Dragonetti fa sì che la narrazione di esistenze tristi o spaventose possano essere attraversate e condivise dagli spettatori, quasi senza lasciare loro neanche il tempo di “respirare”! Senz’altro un’esperienza da fare: coinvolgente e trascinante! Da non perdere assolutamente!!!
maxsalas: Le storie raccontate sono bellissime, l’attrice fenomenale. Assolutamente da vedere.
charlotta: meraviglioso! è uno spettacolo schietto ed emozionante. Elena è in grado di rendere giustizia ai sentimenti dei personaggi con estrema delicatezza, catapultando lo spettatore nelle loro realtà piene di contraddizioni. per una giovane aspirante attrice come me c’è solo da imparare. Grazie!
Permi: Dieci, è uno spettacolo che mi ha lasciato senza fiato e carica di emozioni forti, intense e colma di gratitudine per la generosità di Elena, che ha condiviso con noi questo suo meraviglioso talento. Strabiliante!! Grazie, davvero! Straconsigliato…affrettatevi, che il festival finisce domenica…purtroppo! A me, Dieci, è stato indicato da un’amica e non posso far altro che esserle riconoscente…per sempre!!:o)
xamir71: Affrontare un argomento biblico come il Decalogo non è facile nè da tutti: il pensiero corre subito al “testamento di Tito” di De Andrè, ma qui l’autore non prende ciascuna delle Dieci Parole per tradurla nella realtà della società moderna e dimostrarne l’inapplicabilità: si parte da quel messaggio alto per scendere fin nelle viscere del mondo (siamo a Napoli è vero, ma potrebbe essere Palermo, Bari, Medellin,Bogotà, Calcutta…) per dare dignità a tante storie a tanti personaggi che vivono a volte da protagonisti, più spesso da vittime, sotto le crudeli leggi del mondo, della natura umana…Le storie e i personaggi fatti rivivere dalla bravissima Elena Dragonetti colpiscono allo stomaco ma anche al cuore: muovono a pietà, alla misericorda verso quelle vicende umane estreme ma poi nemmeno cosi’ distanti da noi…che rendono lontane, distanti,le norme del Decalogo…Forse per chi non è stato
baciato dalla “ciorte” (buona sorte), vivere quelle Parole pu rappresentare un lusso o un ideale di vita che si è condannati a rifiutare. I personaggi visti in scena sembrano tutti legati dal comune destino di non poter decidere autonomamente della propria vita, inseriti in un substrato sociale, un “sistema”, che , come detto all’inizio dallo scugnizzo del primo comandamento, “se riesce a fagocitarti, decide lui per te di tutto quello che riguarda la tua vita…”.Lo spettacolo è intenso , forte, come la tematica imponeva: fisicamente impegnativo e in questo l’attrice è stata superlativa.Come eccellenti sono stati tutti gli elementi costitutivi dello spettacolo: costumi, luci, musiche, effetti visual…E’ uno spettacolo che coinvolge il pubblico con veemenza, con energia…è un pugno allo stomaco, uno schiaffo: non puoi rimanere impassibile o indifferente.
Lara: Wow!!! Una vera “prova d’attrice”! Elena Dragonetti, bravissima!!!
max: Consigliatissimo!!! Le tematiche su Napoli sono molto vive ed abilmente espresse con tanti linguaggi diversi. Lo spettatore viene emotivamente catapultato in un mondo dove convivono, tra l’altro, crudeltà, innocenza e poesia. L’attrice è bravissima, intensa ed efficace sia sul piano fisico che su quello recitativo. Grande uso della corporeità nonché della musicalità del napoletano, anche delle sue parti più dure.
Gigi: Bellissimo lavoro, tecnicamente l’attrice è formidabile nella sua capacità di trasformismo e per l’energia. 10 frammenti di storie, ognuna basata su un comandamento. Uno spaccato di Napoli che diventa umanità tenera, sporca, disperata.
eclipto: Uno spettacolo da vedere, che bello esserci incappata quasi per sbaglio! L’attrice riesce a dare forma a personaggi forti – li vedi e ti ci affezioni, nonostante ognuno di loro resti in scena per qualche decina di minuti – senza mai rischiare di trasformarli in macchiette. La regia, le luci e la scenografia si intrecciano col testo e col corpo dell’attrice. Cercate di incapparci per sbaglio anche voi! 🙂
http://www.tipstheater.com/dieci
Dieci microstorie di destini ineluttabili
Aveva già ottenuto alcuni riconoscimenti (Premio Calandra 2014; Menzione Speciale al Festival storie di Lavoro 2015), ora però Dieci, lo spettacolo che Elena Dragonetti ha tratto dall’omonima raccolta di racconti di Andrej Longo, va in scena anche a New York (maggio 2017) per la rassegna “In scena! Italian Theather Festival”. In una rapidissima giostra di personaggi, donne e uomini, giovanissimi o di mezza età, profilano l’intero mondo popolare di una Napoli ricattatoria e violenta, dove albergano però sogni legittimi e piccole rivolte personali. Al di là della religione, i dieci comandamenti sono le dieci regole più antiche a cui gli esseri umani si conformano (secondo Longo) e a cui ogni microstoria si riferisce con spaccati di vita e di umanità colti in medias res. Dragonetti alterna i registri della voce e del corpo. Nel travestimento che definisce ogni “maschera” infila un nuovo ritmo, una nuova parlata napoletana, nuove precise gestualità e mimiche. Con quattro cubi, puntualissime luci, musiche incalzanti, un felicissimo “bestiario” che trasuda sofferenza e aspirazione alla felicità prende forma come in piccoli quadri distorti alla Bacon: ognuno è il momento più tragicamente verace di singole esistenze personali, denso di monologhi interiori e fatti. L’ineluttabile destino è per tutti diversamente feroce e segnato da un episodio irrimediabile: impossibile salvarsi dalla camorra, dagli abusi di un padre e da un aborto clandestino, da una vita sospesa in attesa del marito che torna solo una volta a settimana, da un matrimonio, da un desiderio adolescenziale di grandezza e di successo. Da una pistola puntata alla tempia. Ognuno ha la sua. Un piccolo capolavoro attoriale e registico.
Laura Santini
Date evento
Domenica 12 novembre alle ore: 18:30
Orari biglietteria
Dal lunedì al venerdì 15.00 -19.00
Sabato e domenica 10.00 - 18.00
Presso la biglietteria del teatro in via Cambiasi, 10 Milano
Solo nei giorni di spettacolo, da mezz'ora prima dell'inizio della replica.
Ingresso
Dicono di noi
Volevo davvero ringraziarvi per la bellissima serata di ieri sera. “Convivio” è un’iniziativa meravigliosa e dà un valore aggiunto al vostro teatro. Grazie mille!
Dai questionari spettatori 16/17
Dai questionari per spettatori 16/17
Piacevole la corte, l’allestimento essenziale, la semplicità degli spazi, l’area periferica, il pubblico di giovani: sorprendete la coincidenza di ritrovare amici su vari fronti accomunati dal desiderio di condivisione di esperienza nuova, fuori dai percorsi consolidati.
Dai questionari per spettatori 16/17
Dai questionari per spettatori 16/17
Prima volta al campo su invito di una mia amica. Mi sono divertito un sacco, splendida accoglienza e si entra nel vivo della rappresentazione. Bravi gli attori qualità alta. Grazie.
Da Facebook
Dai questionari per spettatori 16/17
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Dai questionari per spettatori 16/17
Dai questionari per spettatori 16/17
Dai questionari per spettatori 16/17
Non lo conoscevo e ho scoperto un luogo intimo e accogliente… Da non perdere di vista!
Da Facebook
Posto meraviglioso, teatro di qualità, persone di cuore.
Questo è il teatro che fa stare bene.
Da Facebook
Una realtà che mi è piaciuta… dove l’arte si esprime per chi ha la capacità di non seguire il gregge….mi è piaciuta l’aria e le persone….
Da Facebook
Dai questionari per spettatori 16/17
Fino adesso qui ho assistito ai due migliori spettacoli dall’inizio dell’anno. Non lo conoscevo ma credo di essermi già affezionata. Da provare.
Da Facebook
Un luogo intimo, senza essere piccolo, in cui ho visto succedere piccoli miracoli e cose meravigliose.
Da Facebook
Dai questionari per spettatori 16/17
Dai questionari per spettatori 16/17
Dai questionari per spettatori 16/17
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