Rilevamento 1
27 Settembre 2020
Ai visitatori del parco vengono proposti due di workshop di arte contemporanea, due indagini volte a dimostrare come l’espressività può essere veicolata e incentivata tramite canali ed esperienze diverse da quelle più diffuse e basate sulla gestualità pittorica o scultorea:
PRIMA INDAGINE
Nella prima indagine attraverso l’utilizzo di termoscanner viene chiesto loro di misurare le temperature di oggetti scelti liberamente all’interno del parco. La temperatura viene poi riportata a penna su una planimetria, che verrà poi digitalizzata, al fine di creare una mappa geotermica immaginaria ed affettiva del parco.
Osservazioni:
Attraverso una sorta di Détournement un oggetto connotato e saturo di collegamenti a situazioni e momenti negativi, come il termometro digitale, diventa gioco, espressione di possibilità altre.
I bambini realizzano misurazioni narrative: una foglia, l’acqua della fontanella, i sassi, l’albero grande, la sedia dove si è seduta mia madre, il cestino della spazzatura, oggetti di scena vari (clessidra sopra il tavolo, marionetta abbandonata), il cartello di Gioco al Centro.
È stato necessario aggiungere e annotare a penna nella planimetria oggetti in essa non menzionati, dimostrazione dell’utilizzo libero e creativo dello spazio.
I giochi più misurati: lo scivolo, l’altalena.


SECONDA INDAGINE
Nella seconda indagine si propone ai partecipanti di attaccare degli stickers catarifrangenti nei posti preferiti del parco, al fine di realizzare successivamente una ripresa con il drone di una costellazione emotiva che, una volta venuta la notte e finito il gioco, conservasse le tracce dei gesti e delle attenzioni di chi vi ha partecipato.
Osservazioni:
I bambini dimostrano una grande e strutturata visione spaziale: fanno a gara a chi raggiunge il punto più in alto e quindi “che si vede bene” del parco; si stupiscono della libertà di agire liberamente nello spazio “ma dove voglio? anche per terra?” e poter lasciare un loro contributo; fantasticano sulle visioni notturne legate al materiale, attaccandosi adesivi sulle scarpe o volendone portare alcuni con sé in cameretta per vederli di notte.


Considerazioni generali:
Molto bambini sono tornati più volte nella postazione per ripetere il gioco, alcuni di essi si sono presi carico dei compagni spiegandogli come funzionava il tutto e guidandoli nella scelta di luoghi dove attaccare/misurare.
Il funzionamento e la comprensione di entrambi i laboratori, nonostante risultassero all’apparenza complessi, è stato naturale e spontaneo.
Clicca qui per scoprire le immagini realizzate a seguito dei workshop.
Photo credits: Stefano Colonna, Eleonora Tinti.
Rebecca Moccia (Napoli, 1992) vive e lavora a Milano.
Dopo essersi diplomata in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera nel 2014, si laurea in Storia e Critica d’arte all’Università Statale di Milano.
Dal 2012 è invitata a partecipare a mostre collettive e personali, tra le recenti: Chaotic Passion, Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce a Genova (2015); Throwing Balls in the Air, Academiae Youth Art Biennale (2016) a cura di Christiane Rekade e Francesca Boenzi alla Fortezza di Bressanone / Franzenfeste; Laboratorio Aperto, XXIV CSAV, Fondazione Antonio Ratti, Como (2018); Il disegno politico Italiano, AplusA, Venezia (2018); Substantial con Ornaghi e Prestinari, The Open Box, Milano (2016); Cuore, Toast Project Space, Firenze (2019); Da qui tutto bene, Museo Novecento, Firenze (2019); Rest your Eyes, Galleria Mazzoleni, Torino (2019). Attualmente è artist fellow presso Castro projects, Roma.
Parallelamente alla produzione artistica, Rebecca Moccia ha lavorato all’ ideazione di progetti artist-run come le tre edizioni, da 2015-2017 di Studi Festival a Milano e di FEA Lisboa durante ARCOlisboa 2018 -2019 oltre ad essere attivista nel gruppo AWI – Art Workers Italia.
