Archivio stagione 2018-2019
A chi apriremo il nostro teatro?
A chi fugge l’isolamento e cerca relazioni di senso.
A chi vuole ridurre le distanze, a chi domanda appartenenza.
Sfonderemo barriere, chiameremo partecipazione e protagonismo, stimoleremo passioni e
desiderio di costruire e difendere un’idea di comunità.
A chi chiuderemo le nostre porte?
A chi spaventa la speranza, fa dei deboli il suo sgabello, nega un’idea di felicità.
No. Che sia il teatro il posto di ognuno.
Che non cerchi i suoi simili, non parli ai suoi complici.
E voi: lasciatevi turbare, che per la quiete ci sarà tempo.
Lasciatevi commuovere, ridete!
Tenete lo sguardo ad altezza d’uomo, carezza di donna, voce di bambino.
Scegliete il vostro posto, il punto da cui guardare il mondo e quel palco che non è vita e al tempo
stesso lo è ancora di più.
Prendete posizione.
E poi siete in teatro, dove il vostro posto nel mondo può essere oggi questo, domani quello.
Quando uscite, portateci con voi. Perché qualcosa resti anche quando tutto finisce.
A ognuno il suo posto, a ciascuno il suo.
Il suo spettacolo, la sua domanda, il suo segreto pensiero. Unico, mai solo, finché palco e platea
respireranno insieme.
In risonanza.
Per favore: non restate ognuno al proprio posto.
Alzatevi, camminate, ricordate di avere un corpo, chiudete gli occhi e guardate il teatro con il
fegato, la milza, gli alveoli polmonari.
Abbiate rispetto, perché non vale tutto. Perché il chiacchiericcio non serve. Ed è bello dare dignità
alla propria voce.
Siate pronti per l’arrivo dell’Altro. Di uno schiaffo, o di una carezza inaspettata.
Del miracolo dell’incontro.
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Poi, nella notte, vorrete forse correre a piedi nudi. Col cuore in gola. L'uno verso l'altro. Anche solo
per gli occhi, anche solo di lontano, anche solo in un urlo, anche solo in un abbraccio. Anche solo
per il sapore di una lacrima, anche solo per il profumo della pelle. Anche solo per dire, e poi
pentirsi. Spaventarsi. Anche solo per il silenzio.
Anche solo per voi.
Finalmente a posto.
Nel posto di ognuno.
Donato Nubile